amare troppo fa maleSiamo abituati a vedere bambini anche di 5 o 6 anni girare in passeggino, bambini ai quali non è consentito salire e scendere le scale se non accompagnati, imboccati durante i pasti, coperti all’inverosimile perché non prendano freddo, sorvegliati perché non sudino, soffocati nella naturale esplorazione del mondo e della vita.
Quante sono le madri apprensive? Tantissime.
Sono madri accudenti e gratificanti che possono però diventare pericolose, inglobanti e opprimenti quando non sono in grado di cogliere i bisogni di autonomia e di crescita del figlio.
L’apprensione altro non è che”uno stato di ansietà e inquietudine” che pone la donna in una condizione di allerta costante come se al figlio dovesse accadere qualcosa di negativo da un momento all’altro.
Sempre vigile, la madre apprensiva vede rischi e pericoli ovunque e questo la rende iperprotettiva e troppo invadente.
La scuola, il rapporto con i coetanei, magari una lite con compagno o il rimprovero di un’insegnante sono per lei il possibile esordio di un trauma.
La paura la spinge ad esercitare quanto più possibile un sistematico controllo della vita del figlio; ciò spiega l’odiosa intromissione di donne adulte nelle innocenti diatribe tra bambini e, l’iperselezione degli spazi di vita del proprio figlio, perché questi possa vivere lontano da qualsiasi forma di rischio, seppur minimo (spesso immaginario) consegnandolo ad un ambiente sterile ed asettico.
La madre iperprotettiva diviene così oppressiva e limitante e consente al proprio bambino lo stesso spazio concesso ad un cane portato fuori per i bisogni.
Come una protesi si frappone tra il figlio e la realtà e senza volere gli impedisce di crescere e di sviluppare gli strumenti per affrontare il mondo che lo circonda.
L’iperprotettività è un comportamento di disfunzionale dal momento che non raggiunge gli obiettivi per il quale è stato attivato.
Lungi dall’essere garantito da qualsiasi rischio il bambino iperprotetto è paradossalmente il più esposto ad ogni minaccia, le continue intromissioni materne lo hanno infatti reso troppo fragile per superare anche la minima difficoltà: la nascita di un fratellino, o il semplice diniego di un genitore si trasformano in enormi tragedie, perfino una piccola novità, può spaventarlo ed indurlo in uno stato di ansia.
Basta davvero poco perché il mondo gli crolli addosso.
Più il figlio si dimostra disarmato e incapace di far fronte alla vita, maggiormente si rafforza l’apprensione della madre, più la madre lo protegge, più egli diventa fragile.
Si genera una spirale dalla quale è assai difficile venire fuori.
Un bambino siffatto non può che avere un senso di autostima bassissimo e un sentimento di inadeguatezza nei confronti dei coetanei e di qualsiasi ambiente diverso da quello domestico.
Nelle fasi successive della vita probabilmente svilupperà un atteggiamento da gregario, avrà maggiori possibilità di essere esposto al rischio di dipendenze, e vivrà senza dubbio una condizione di eccessiva vulnerabilità psicologica.
Siamo abituati a credere che l’amore, in quanto tale, sia sempre e comunque un qualcosa di positivo, ma non è così.
Il troppo amore fa male, è ciò che qualcuno ha definito il “disagio dell’agio”, la castrazione che subisce la mente crescendo all’interno di un recinto così innaturale.