“È uno scalmanato, corre, gioca e urla tutto il giorno e a sera è senza voce”. Ecco il ritratto tipico che fanno i genitori dei bambini disfonici quando giungono all’osservazione del foniatra o del logopedista.

In effetti negli ultimi anni questa patologia è sempre più frequente anche in bambini in età prescolare; scaturisce soprattutto dall’eccessivo sforzo vocale, laddove respirazione e accordo pnemo-fonico risultano alterati.
Spesso trascurata o sottovalutata dai genitori è una patologia funzionale che può avere come esito la formazione di noduli delle corde vocali e, non trattata, costituisce il presupposto delle alterazioni funzionali croniche dell’adulto. È fondamentale perciò l’intervento precoce che previene le complicanze di cui sopra, impedendo il cronicizzarsi di abitudini respiratorie e vocali errate.

La terapia logopedica, risolutiva in questi casi, incontra spesso l’ostacolo nella scarsa attenzione e collaborazione del bambino, e nella noia che spesso subentra durante il trattamento.
In questo caso più che mai è necessario adeguare il trattamento al piccolo paziente, rendendolo accattivante e coinvolgente il più possibile. Infatti per la buona riuscita del trattamento è necessario che il bambino acceda volentieri alle sedute e si diverta a “giocare” con la propria voce per scoprire modi diversi di utilizzarla rispetto agli sforzi a cui si è abituato. È per superare questi ostacoli che sempre più frequentemente la terapia viene effettuata con un piccolo gruppo di tre o quattro bambini.

Il gruppo offre un duplice vantaggio: da una parte crea un ambiente più disteso, diminuendo la visione del trattamento inteso come obbligo noioso e pesante, dall’altra fa scattare quei meccanismi di emulazione e competizione che migliorano il coinvolgimento dei bambini durante la terapia.

Prima di iniziare il trattamento vero e proprio si svolge un incontro con i genitori ai quali vengono forniti elementi sulla fisiologia dell’apparato vocale e semplici consigli di igiene vocale, invitandoli a prendere coscienza dei comportamenti sbagliati dei prori figli e a porre domande e sollevare dubbi sulla patologia e sul trattamento. Successivamente inizia il trattamento vero e proprio che viene svolto in un ambiente piacevole, colorato, ma senza elementi di distrazione (ad esempio giocattoli).

Nella prima fase si lavora soprattutto sulla auto-percezione del proprio corpo e della respirazione anche attraverso giochi di rilassamento infantile che aiutino a sciogliere eventuali tensioni. Si possono utilizzare anche blocchi da disegno sui quali far rappresentare ai bambini i vari tipi di voce dei quali hanno fatto esperienza, questo al fine di favorire la discriminazione tra una bella voce ed una voce alterata.

Dopo questa prima fase si può cominciare a lavorare sulla respirazione e sull’accordo pneumo-fonico cercando di presentare gli esercizi sempre come piacevoli e divertenti. Anche in questa fase si può utilizzare la rappresentazione grafica e la drammatizzazione di quanto fatto in terapia invitando i bambini a ripetere a casa i “giochi” vocali fatti in terapia. Col procedere della terapia si possono far fare ai bambini giochi di ruolo che li aiutino a comprendere quanto siano legate voce ed emotività.

Come già accennato, in questi casi la terapia logopedica è risolutiva, e così svolta la percentuale di abbandono e di insuccessi e davvero molto bassa.