“Voglio anch’io un fratellino come lo hanno tutti miei amici”. E spesso questa richiesta si fa pressante ed insistente.

Ma in quel momento il bambino non ha una reale percezione di ciò che desidera, egli parla del fratellino come di un giocattolo nuovo, un bambolotto animato, in carne ed ossa, tutto per lui.
A volte è proprio la mamma, durante la gravidanza a caricare di aspettative il primogenito “Che bello, tra poco arriverà un fratellino tutto tuo, con il quale potrai giocare ed essere felice!”. Ma non appena il fratellino nasce il bambino si trova di fronte ad una duplice, amara delusione: il nuovo arrivato è troppo piccolo per poterci giocare (se vogliamo con i suoi pianti e le sue esigenze crea fastidi all’interno della casa) e inoltre non appartiene a lui, ma ai genitori, e soprattutto alla mamma che non se ne stacca mai.

Nasce così la gelosia, accompagnata dalla più antica delle paure: l’angoscia di essere abbandonati.

Il bambino più grande si sente messo da parte, fino a quel momento era l’unico per mamma e per papà e si chiede come mai, se i suoi genitori lo amavano così tanto, hanno voluto un altro bambino.
Solitamente è già al momento del parto, con la lontananza forzata della mamma in clinica, che il primo genito realizza pienamente che è arrivato qualcuno che può sottrargli la cosa più cara.
Un’infinità di studi hanno dimostrato che l’incidenza del sentimento di gelosia è maggiore in bambini di età compresa tra i 2 e i 4 anni, quando cioè il senso di autonomia e di sicurezza è troppo modesto per affrontare cambiamenti così radicali. Un bambino geloso prova un sentimento di paura, teme di non essere amato e considerato al pari di qualcun altro.
Ci sono bambini che di fronte al nuovo arrivato chiedono esplicitamente alla loro mamma di liberarsene:
”È brutto, mandalo via, regalalo a zia”, altri invece che non dicono niente, tendono ad isolarsi, si mettono in un angolo, osservano la mamma che allatta il fratellino ed intanto alimentano il desiderio di vederlo scomparire; altri ancora regrediscono, parlano come un bambino più piccolo della loro età, succhiano il pollice, bagnano il letto, vogliono stare sempre in braccio.
Esprimono così il desiderio di tornare piccoli per riappropriarsi dell’amore della mamma.
Ma al di là di una specifica reazione di gelosia, ciò che accomuna i primogeniti alla nascita di un fratellino è l’aumentata dipendenza dalla madre, il desiderio di voler stare sempre e solo con lei.

Una madre può fare di tutto per rassicurare il figlio più grande, ma la gelosia si presenterà comunque poiché è un sentimento naturale. Parimenti a nulla servirà rimproverare un bambino perché è geloso, la gelosia, se repressa, potrebbe ripresentarsi più avanti ed assumere forme più gravi.
I bambini molto gelosi sono spesso convinti di non piacere a nessuno, mamma e papà devono aiutarli ad aumentare la fiducia nelle proprie capacità mostrando loro affetto, lode e considerazione.
Valorizzare le sue qualità positive piuttosto che sottolinearne le inadeguatezze e i comportamenti negativi potrà aiutarlo ad aumentare l’autostima ed ad avere più fiducia nella possibilità di essere ancora amato.
Le espressioni “non ti avvicinare!”, “non lo toccare”, “attenzione gli fai male!” andrebbero bandite perché alimentano sentimenti di esclusione e di ostilità.
È al contrario opportuno, tenendo conto dell’età, condividere con lui alcuni momenti dell’accudimento (per es. il bagnetto, il cambio del pannolino etc.) consentendogli anche di prendere piccole iniziative.
Il papà gioca un ruolo fondamentale nell’aiutare il primogenito a superare il senso di frustrazione che egli sperimenta quando vede la mamma impegnata nel prendersi cura del nuovo arrivato.
La naturale gelosia che il bambino prova nei confronti del neonato può essere compensata dal senso di orgoglio che nasce dal constatare che il papà ha piacere a stare insieme a lui, condividendo piccole attività che magari lo portano a stare fuori casa, tutte cose che “all’intruso” non possono essere concesse. L’atteggiamento dei genitori e la loro capacità di far fronte al bisogno affettivo dei figli, il non palesare preferenze per l’uno o per l’altro, l’evitare i classici paragoni, sono tutte condizioni determinanti che influiscono sul rapporto fraterno mitigandone o amplificandone i conflitti.