Spunti, consigli e riflessioni per le nostre scelte

I bambini sono spugne e apprendono precocemente se stimolati in modo opportuno.
Allora che cosa fare? Renderli più preparati e competitivi o lasciare che si godano appieno il loro periodo di gioco?
Secondo recenti ricerche di neuro scienziati, a 4 anni i bambini sono in grado di rielaborare le informazioni esterne ed è quindi peccato che nella fascia da 0-6 non frequentino la scuola. Sembra infatti che a questa età il cervello raggiunga il massimo picco di connessioni neurali, superiori a quelle di un cervello adulto. A fronte di ciò, l’apprendimento risulta facilitato. Ecco allora che si può imparare a leggere con il metodo di Glen Doman o apprendere l’inglese con il metodo di Helen Doron.
Con il metodo Doman il bebè impara a leggere e contare prima dei 4 anni.
In lezioni di circa 15 minuti, il piccolo sta seduto davanti a cartelloni con parole scritte che vengono ripetute ad alta voce, cosicché le decodifica come immagini.
Il metodo Helen Doron insegna l’inglese.
Acclamato a livello internazionale, stimola la naturale predisposizione del bambino ad apprendere attraverso l’ascolto ripetuto e le attività ludiche che si svolgono durante gli incontri, creando un ambiente allegro che permette di conoscere l’inglese come se fosse la lingua madre.
Ovviamente quanto prima viene insegnato, tanto maggiore sarà la sua assimilazione nelle tappe successive.  Nonostante, però, gli effetti positivi di queste didattiche e la presenza di teorie sempre più innovative sull’apprendimento precoce, è necessario che la scelta di usarle avvenga nel modo più naturale possibile, ossia con l’accettazione del bambino.
Di certo fa piacere per i genitori osservare che il piccolo è in grado di leggere, di riconoscere semplici parole e di pronunciare frasi in inglese. Però occorre fare attenzione a non esagerare. è giusto sì stimolare il proprio pargoletto, ma è anche giusto tenere in considerazione i reali interessi e le inclinazioni del soggetto in età evolutiva. Di fatto leggere a tre anni può essere una tappa importante, ma non necessaria per lo sviluppo psicofisico, emotivo e intellettuale del bambino. Le proposte, poi, dovrebbero svolgersi senza coercizioni, ossia dovrebbero essere svolte giocando ed essere principalmente dei momenti ludici.
Perciò mi permetto di dare un consiglio ai genitori: non basatevi troppo sulle nuove metodologie, anche perché ogni bambino è un caso a sé. Cercate invece di capire e osservare quali sono le reazioni di vostro figlio di fronte a una semplice canzoncina in inglese, davanti a un libro multilinguistico o di fronte a un gioco con le letterine. Se le sue reazioni sono aperte e positive, solo in quel caso si potrà avviare un processo di apprendimento più strutturato, in caso contrario non abbiate fretta: ci sono tanti modi per stimolare un neonato/bimbo senza che questo debba per forza imparare a leggere, a contare e parlare la lingua inglese a tre o quattro anni.
Ad esempio, può essere stimolato con la musica, con la lettura, con la narrazione di storie, o ancora viaggiando, passeggiando o rispondendo alle sue domande.
è importante tenere a mente che i piccoli non sono geni da sfoggiare in giro tra amici e parenti, ma sono bambini, ognuno con le proprie caratteristiche e quando riponiamo elevate aspettative su di loro, spesso creiamo situazioni di stress.
Evitiamo perciò l’ansia da prestazione, rispettiamo i loro tempi e non dimentichiamoci di lasciarli giocare. In fondo si è bambini una sola volta nella vita!

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