I bambini iniziano a reclamare regole soprattutto verso i due anni, perché a questa età inizia la fase dell’indipendenza, dell’opposizione (no, è mio), una fase attraverso cui iniziano a percepirsi altro rispetto ai propri adulti di riferimento sia a livello fisico (indipendenza motoria) che psicologico (dicono io, si riconoscono allo specchio). Comprendono di poter compiere delle scelte in autonomia che possono portarli alla soddisfazione del loro desiderio.
Questo però fa emergere nei bambini un insieme di emozioni, sentimenti, energie che non riescono a controllare e gestire: una richiesta di rassicurazione e contenimento rispetto a tale esplosione emozionale.

Dare regole ai bambini significa fargli percepire l’adulto come punto fermo, il quale darà al bambino una sorta di muro entro cui stare e oltre al quale non può andare.

Un adulto che cambia regole da un momento a un altro o una coppia genitoriale che non resta unita nella scelta delle regole, manda un messaggio di instabilità e insicurezza che non aiuta il bambino. Infatti, le emozioni del bambino vanno contenute dal “no” (tono fermo e sguardo deciso, determinazione e coerenza), da regole stabili, motivate e giustificate (no, perché) in quanto ha bisogno di fidarsi dell’adulto a cui affidare difficoltà ed emozioni che da solo non riesce a gestire.
Un bambino che si vede negata l’espressione del proprio desiderio è un bambino che proverà rabbia, ira, frustrazione.
Questa è un’emozione che come adulti vorremmo spesso non far vivere ai bambini, giustificandoci con “poverino è piccolo” ma in realtà il punto di partenza è che le frustrazioni fanno crescere: aiutano i bambini a tirar fuori le loro risorse e li aiuta, una volta superato quel momento di difficoltà, ad aumentare l’autostima e la fiducia in se stessi sentendosi più forti e capaci; imparano a scendere a patti con la realtà, a chiedere e non a pretendere.
Nel momento in cui il desiderio di avere tutto e subito si fa insistente, i bambini comunicano il loro bisogno di un limite che l’adulto può dare grazie a no precisi e coerenti.
La rabbia è un’emozione che si può sbollire per poi riprendere insieme quanto è successo. Se come adulti spieghiamo come stiamo dentro e come si manifestano quell’emozioni (la mamma/il papà si è arrabbiata/o perché e mi sono sentita/o cosi…) aiutiamo i bambini a collegare ciò che provano con le parole e a legittimare tali sentimenti perché li aiutiamo a capire che se la mamma si arrabbia possono farlo anche loro e bisogna trovare il modo di gestirla. È fondamentale osservare e ascoltare i bambini che con i loro comportamenti e atteggiamenti esprimono qualcosa che merita di essere accolto e compreso.
I capricci sono una loro modalità di comunicare con l’adulto, in quel momento ci stanno dicendo delle cose ed è importante chiedersi il perché di un comportamento, avendo in mente l’importanza delle regole nel rispetto della dimensione infantile e facendo attenzione a soddisfarne i bisogni affettivi.

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