Quando si può iniziare a guidare? A 18 anni oppure a 17 con la guida accompagnata o a 14 con il primo motorino.
Quando si impara a guidare? Dal primo giorno di vita!

Qualcuno leggendo queste affermazioni starà strabuzzando gli occhi, avendo spesso sentito dire che il bambino è una “tabula rasa” e che senza insegnamento non impara. Quello che a volte dimentichiamo, però, è che i bambini imparano velocemente e precocemente attraverso il cosiddetto “modeling” o apprendimento osservativo, teorizzato da Bandura.
Secondo questa teoria il bambino osserva il comportamento messo in atto da un adulto e le conseguenze che produce: se le conseguenze saranno negative il comportamento non verrà replicato, ma se non vi saranno effetti o essi saranno positivi, allora per lui scatterà l’associazione: “Comportamento messo in atto da un adulto – comportamento giusto – apprendimento”. Il fatto che l’adulto si comporti in un dato modo legittima il bambino a fare altrettanto.
Ora torniamo a leggere l’inizio dell’articolo e scopriremo che tutto acquista un nuovo significato.

I bambini “imparano” a guidare fin dalla prima volta che salgono su un mezzo (motorizzato o meno) e si immettono su strada. Come? Semplicemente osservando come si comporta l’autista e replicheranno il comportamento quando toccherà a loro mettersi alla guida (anche se significasse aspettare quasi vent’anni).
Sicuramente starete pensando a quella volta che non siete stati guidatori modello, a quella mossa azzardata o ad una parola di troppo verso un automobilista ignaro, convinti, magari, che il bambino sul sedile posteriore non ci avrebbe fatto caso.

La Ford, nel 2017, ha condotto una ricerca coinvolgendo duemila bambini tra i 7 e i 12 anni, provenienti da cinque Paesi europei, allo scopo di individuare i comportamenti messi in atto dai genitori e come essi vengano recepiti dai bambini. I risultati vedono al primo posto gli insulti, seguiti dalle urla agli altri conducenti, dalla velocità eccessiva che spaventa i piccoli, le dita nel naso, le canzoni stonate urlate a squarciagola e l’uso di tablet o smartphone alla guida.
I bambini non conoscono il sistema e il galateo stradale con le sue regole, perciò lo imparano osservando, ma alla luce di questi dati, quanti comportamenti e atteggiamenti sbagliati veicoliamo senza quasi accorgercene?

Il nostro compito di educatori rimane e permane in qualsiasi contesto in cui ci troviamo, siamo portatori di buon esempio nel seguire le norme previste, scritte e non. Quante volte avete sentito, o magari detto voi stessi, una frase come: “Corri, corri che è giallo”, trascinando per mano vostro figlio ad un attraversamento pedonale? Senza accorgercene stiamo trasmettendo un comportamento errato: al semaforo giallo è necessario arrestare la propria marcia così da non trasformarsi in un pericolo per sé e per gli altri.

Il bambino che apprende, perché fatto e legittimato da un adulto, ad attraversare la strada correndo, sarà con buona probabilità lo stesso che, trovandosi al volante, schiaccerà sull’acceleratore quando vedrà un semaforo giallo, invece di frenare.

L’osservazione del comportamento messo in atto dai propri genitori ha, per il bambino, un peso maggiore rispetto agli apprendimenti che può cogliere da altre persone, anche perchè avviene in un periodo particolarmente sensibile della sua vita, perciò i comportamenti appresi osservando saranno difficili da sradicare anche per il più bravo insegnate della migliore autoscuola. Siamo noi, dunque, i migliori maestri di prevenzione per i nostri bambini.