L’età evolutiva indica una fascia di anni che vanno dall’infanzia all’adolescenza. Durante questo percorso i cambiamenti da affrontare sono molteplici e riguardano sia lo sviluppo fisico che cognitivo che comportamentale.

Tappe fondamentali come l’inizio della scuola, l’integrazione con gli altri, l’apprendimento di regole, il cambiamento del corpo, sono delle “sfide” importanti e possono provocare disagi e alterare il normale comportamento. Il problema sta nell’individuare i comportamenti spesso latenti e non ancora manifesti e saper cogliere i campanelli di allarme.

A chi compete questo compito?

In primis ai genitori, che però spesso tendono a nascondere più o meno coscientemente sintomi di disagio dei figli. Poi agli insegnanti, istitutori e allenatori sportivi nei casi di ragazzi più grandi che possono accorgersi di comportamenti non consoni alla personalità dei ragazzi. Il compito spetta anche al pediatra di famiglia che deve prendersi cura dell’individuo in toto. Nei bilanci di salute oltre alla cura del corpo, il pediatra deve porre attenzione anche alla psiche e soprattutto nel momento di passaggio dall’infanzia – pubertà – adolescenza, porre un’attenzione particolare ai segni eventuali di disagio psico-fisico del soggetto.

I principali segni di disagio dell’età evolutiva sono:

– disturbi dell’alimentazione (anoressia e bulimia nervosa);
– disturbi d’ansia e dell’umore (disturbo d’ansia di separazione, fobia, depressione);
– ritardo mentale, autismo;
– disturbi dell’apprendimento (dislessia disgrafia discalculia);
– disturbi della comunicazione (ad es. balbuzie);
– disturbi del comportamento (deficit di attenzione, sindrome da iperattività) .
– disturbi dell’evacuazione: encopresi- enuresi.
Per noi adulti è spesso difficile comprendere i segnali iniziali di disagio che i bambini o ragazzi manifestano, essenzialmente per due motivi: sia perché vi è una tendenza generale a negare la sofferenza in giovane età, sia perché le manifestazioni dei piccoli pazienti sono molto più sfumate. In generale i segnali di disagio variano in funzione dell’età, così bambini che assistono a continue liti dei genitori manifestano l’angoscia derivante da questa situazione con sintomi somatici, cioè attraverso il loro corpo: mal di pancia, mal di testa, dolori di varia natura, difficoltà a mangiare o a dormire. I più grandi reagiscono spesso con un senso di colpa, credendo di essere responsabili delle tensioni familiari. I segnali sono legati più al comportamento esterno: insuccessi scolastici, disinteresse verso i pari e il gioco, tristezza, chiusura in se stessi, o all’opposto manifestazioni aggressive.
Un ulteriore segnale di disagio è dato dalle “fughe”. L’allontanamento da casa o da scuola avviene sempre in periodi di crisi, spesso questi comportamenti di evitamento e ribellione portano a condotte autolesive quali l’uso di sostanze stupefacenti e/o alcol, fino a vere e proprie sfide alla morte con partecipazione a gare di moto ad alta velocità ecc. L’età più a rischio per l’innescarsi del disagio è quella adolescenziale. In questo periodo il senso del sé entra in crisi e il ragazzo/a si sente talmente inadeguato che mette in atto tutta una serie di comportamenti diversi per affrontare questo momento di difficoltà.