Fare la pipì a letto è praticamente fisiologico entro i 4 anni di età, ed una minima parte di bambini acquisisce il pieno controllo della continenza notturna anche fino a sei anni.

Oltre questa età (5-6 anni), la perdita involontaria di urine durante il sonno per almeno 3 volte a settimana viene considerata una condizione patologica definita enuresi notturna.
È una patologia più frequente nei maschi, e la sua prevalenza è di circa il 15% a 5 anni e del 7-9 % fra 7 e 9 anni.

enuresi notturna

In una piccola percentuale di casi il problema può procrastinarsi fino all’età adolescenziale, con inevitabili importanti conseguenze psicologiche.
Con le attuali terapie a disposizione, anche nei casi più difficili si ottiene una completa risoluzione del problema entro la fine dell’età adolescenziale, mentre è dimostrato che pazienti non trattati possono presentare enuresi notturna anche per tutta la vita.
In molti casi il fenomeno presenta una familiarità, secondaria ad alcune alterazioni cromosomiche.
L’enuresi si definisce primaria, se le perdite involontarie di urine durante il sonno notturno non hanno avuto mai periodi di remissione pari a sei mesi, secondaria se si manifesta dopo un periodo di almeno 6 mesi di notti asciutte.

In genere i bambini affetti dalla forma primaria non sviluppano alterazioni comportamentali, diversamente da quelli con la forma secondaria.
La diagnosi di enuresi notturna si basa essenzialmente sull’anamnesi, mirata a confermare che le fughe di urina siano solo notturne, a verificare la concomitanza di altri sintomi, ad escludere infezioni urinarie o altre patologie e ad indagare su difficoltà del risveglio notturno.
Di fondamentale importanza è la compilazione di un diario vescicale, un foglio sul quale si registrano il numero di minzioni, il volume mitto (volume totale emesso durante l’intero processo minzionale), la quantità di liquidi bevuti, gli episodi di incontinenza urinaria, il numero di defecazioni.
Per conoscere il volume urinario notturno, in caso di episodi di enuresi, sarà necessario pesare il panno e sommare al risultato la quantità di urine emesse al risveglio.

Un attento esame obiettivo, inoltre, è necessario per confermare la normale anatomia ed il fisiologico sviluppo psicofisico, escludendo anomalie dei genitali esterni e neurologiche.

Indagini invasive sono indicate solo nel caso si sospettino altre patologie: i bambini con incontinenza urinaria diurna e notturna, non classificabili come enuretici, ma come incontinenti, dovrebbero essere, quindi, sottoposti ad ulteriori accertamenti.
Prima di intraprendere un programma terapeutico è necessario spiegare ai bambini e ai genitori che l’enuresi quasi sicuramente cesserà, anche se non possiamo prevedere esattamente quando, e che il 19% dei bambini diventa continente senza trattamento entro le successive 8 settimane.
Bisognerà consigliare di mangiare, bere ed urinare regolarmente durante il giorno a orari predeterminati, di non posporre la minzione, di non bere molto la sera e di rilassarsi prima di andare a letto.
L’allarme notturno dovrebbe rappresentare la prima opzione terapeutica, ed il suo uso dovrebbe essere protratto per 8 settimane, prima di decretare il fallimento. Purtroppo non è molto accettato e molti interrompono prima di questo termine. Per il successo non è importante l’intensità del segnale acustico, ma che il bambino sia preparato a rispondere al suono e svegliarsi. Il tasso di successo dell’allarme raggiunge il 75%.

Esistono anche terapie comportamentali e diversi farmaci che possono dare buoni risultati, ma, ovviamente, la scelta della giusta strategia terapeutica è specifica per il singolo paziente.
I sanitari che si occupano dell’ambulatorio delle cistiti, nell’ambito delle unità di Urologia, dedicano parte dell’attività alla diagnosi ed alla risoluzione di questa problematica, causa di imbarazzo e di difficoltà psicologiche in un età delicata come quella preadolescenziale.
Con le attuali terapie a disposizione, anche nei casi più difficili si ottiene una completa risoluzione dell’enuresi entro la fine dell’età adolescenziale.

A cura del prof. Virgilio Cicalese

Tags:
articolo pubblicato su