Accogliere un bambino

Non è semplice per il piccolo separarsi dal proprio ambiente familiare e cambiare le proprie abitudini, creare relazioni nuove, condividere spazi sconosciuti.
Per questa serie di ragioni, il Nido (che deve essere concepito come una vera e propria istituzione educativa extrafamiliare), fa inevitabilmente riferimento ad una progettazione pedagogica intenzionale, vale a dire pensata, strutturata e condivisa.
Favorire l’ambientamento al nido comporta, quindi, l’individuazione e la scelta di alcune strategie: per prima cosa, è necessario creare una relazione comunicativa con la famiglia; il dialogo diretto con gli educatori consente al genitore di essere protagonista di questa nuova esperienza e di non sentirsi escluso. L’impegno di chi opera nei servizi per la prima infanzia, deve partire dalla presa in carico di sentimenti e richieste delle famiglie. Sentimenti spesso contrastanti: da un lato c’è la voglia o la necessità di affidare il bambino al servizio e dall’altro il timore della separazione, non privo di sensi di colpa. Gli educatori, sono ben consapevoli di dover accogliere non soltanto il piccolo ma anche la sua famiglia, i suoi rituali, le sue peculiarità. La scelta di creare un “ponte”, risulta essere un’ottima modalità di lavoro che consente agli adulti che si prenderanno cura del bambino di lavorare in sintonia e di collaborare insieme per il suo sviluppo.

nido asilo

Il dialogo deve essere coltivato quotidianamente al fine di costituire un reale rapporto di fiducia, superando conflitti che naturalmente potrebbero crearsi.
La partecipazione attiva alla vita della comunità  educativa, segna un’altra importante strategia di lavoro: creare occasioni d’incontro, assemblee, laboratori, permette ai genitori di sentirsi coinvolti a pieno nel progetto educativo che investe i loro figli e di condividere nuove esperienze.
Le occasioni di convivialità, devono essere preparate con cura, predisponendo spazi e tempi rilassati che consentano la necessaria intimità. Non meno importante è il concetto di flessibilità e di gradualità dell’ambientamento: bambino e famiglia devono potersi separare senza fretta.
Nei primi giorni è buona prassi consentire l’ingresso ai bambini accompagnati dai loro genitori; questo è il tempo della conoscenza reciproca, della mediazione tra il “noto” e l’ignoto e solo successivamente inizieranno i primi reali distacchi.
Personalmente non approvo la cosiddetta tabella di marcia, ovvero un piano di lavoro rigido entro il quale rientrare a tutti i costi: la tempistica della separazione deve essere individuale, soggettiva e quindi suscettibile di cambiamenti. La flessibilità dell’insegnante deve essere intesa come capacità di modulare i percorsi in funzione alle caratteristiche del bambino: ecco perché la durata effettiva dell’inserimento non può essere stabilita a priori. La qualità dei percorsi individuali è fondamentale per il benessere dei bambini: le loro reazioni, i loro comportamenti, sono indicatori basilari per l’elaborazione positiva di questa nuova esperienza.

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