Alcuni semplici consigli posso aiutarle in questo importante compito e possono prevenire le complicazioni più frequenti (ragadi, ingorgo mammario) che rendono difficile e doloroso allattare. Per il bambino il latte materno è il miglior latte in natura: è adatto al suo fabbisogno nutrizionale, è completo e non richiede integrazioni, è sempre pronto alla temperatura ideale e non costa nulla! Inoltre non è affatto una leggenda che garantisca ai bambini un’efficace protezione dalle malattie e, fattore non da poco, allattare favorisce l’instaurarsi di un legame affettivo tra madre e figlio molto profondo.
È molto importante che la posizione in cui la madre allatta e il modo in cui il bambino prende il seno siano corretti. Infatti la maggior parte delle difficoltà che si presentano (dalle ragadi alla scarsa produzione di latte) è dovuta ad una posizione errata del neonato. Il bambino va sistemato sul fianco, rivolto verso il corpo della mamma, e va sostenuto in modo che il suo viso sia di fronte al seno e il naso di fronte al capezzolo. È fondamentale che il corpo del bambino sia attaccato a quello della mamma e che la sua testa sia in asse con il resto del tronco, per evitare che ruoti il capo per raggiungere il seno.

Le posizioni più collaudate ed efficaci per allattare, sono essenzialmente tre:

Posizione seduta: è la più comune. Il corpo del bambino viene sostenuto con l’avambraccio, ma non è necessario che il capo si trovi nella piega del gomito. La mamma non deve chinarsi per porgergli il seno, ma deve avvicinare a sé tutto il corpo del bambino.
Posizione distesa: è utile quando si allatta a letto. La mamma deve porsi sul fianco accanto al bimbo, anche lui messo sul fianco, girato verso di lei, con la testa all’altezza del seno.
Posizione rugby: è particolarmente indicata per le donne predisposte all’ingorgo mammario, perchè favorisce lo svuotamente anche dei dotti più profondi. È molto utile anche in caso di parto gemellare e di difficoltà ad attaccare il bambino. Bisogna tenere il bimbo come un pallone da rguby, sostenendo il suo corpo con un braccio all’altezza dell’ascella e il capo con l’altra mano, in modo che la testa del piccolo si trovi davanti al seno.
Trovata la posizione giusta, come attaccare il bambino al seno?
Bisogna aspettare che abbia la bocca aperta, come se stesse sbadigliando.
Se è chiusa, può essere utile toccare con il capezzolo il suo labbro superiore: il bambino, di riflesso, aprirà la bocca.
È importante, poi, avvicinare l’intero corpo del bambino al seno: limitarsi a spingere la testa o avvicinare il seno al capo possono rendere difficoltoso e inefficace l’attacco. Quando il bambino prende il seno nella bocca, bisogna controllare come si è attaccato.
Se ha la bocca ben aperta, ha afferrato gran parte dell’areola (la zona scura intorno al capezzolo) ed è visibile più l’areola sotto che sopra le labbra, il suo mento è attaccato al seno e il labbro inferiore è retroflesso, allora si è attaccato bene.
Se le cose non stanno così o la mamma sente dolore (l’attamento al seno non deve causarlo), bisogna interrompere la suzione e ricominciare da capo. Se lo desidera, la mamma può sostenere il seno, ma deve evitare di mettere le dita a forbice intorno al capezzolo: va sistemata l’intera mano al di sotto del seno.

Ragade:
Le ragadi sono ulcerazioni lineari della pelle o delle mucose.
Possono formarsi agli angoli della bocca, dietro l’orecchio, nella regione anale e, durante l’allattamento, al seno.
In particolare, sicreano delle lesioni superficiali della cute del capezzolo, ma a volte possono formare addirittura una raggiera su tutto l’apice del seno se la suzione e l’attacco del neonato non sono corretti. Queste lesioni, per la loro natura, tendono a cicatrizzare con difficoltà divenendo croniche. Non c’è altro rimedio per la guarigione se non la loro asportazione chirurgica.