Stare bene con il tuo bambino, senza essere “mamma chioccia”

“La mamma è sempre la mamma”, così si descrive quell’unione unica che lega una mamma al proprio bimbo.
Unione fatta di sensazioni e presentimenti, grazie ai quali una madre sembra sempre in contatto col proprio figlio, al punto da riuscire a capirne i pensieri più profondi. Ci sono casi però in cui l’ansia della mamma arriva ad essere eccessiva, e a danneggiare sia la mamma (che ne risulta completamente assorbita) che il bambino stesso.

Essere ansiose è normale e legittimo: noi discendiamo dagli animali e, in natura ogni madre tende a proteggere il proprio cucciolo, dato che i piccoli sono il nostro futuro e, preoccuparsi per loro permette appunto di proteggere questo futuro. Esistono però casi in cui una mamma può arrivare a preoccuparsi troppo intensamente del proprio figlio, o a preoccuparsi per troppe cose.
Mamme che ossessivamente controllano il bimbo, che non permettono che il figlio faccia da solo delle cose, arrivando a farle loro al posto del bambino, per non fargli sperimentare precoci frustrazioni o insuccessi.

Quest’atteggiamento è in realtà molto dannoso, per il fatto che crea dipendenza nel bambino verso la madre: il piccolo tenderà ad assumere un atteggiamento passivo, sapendo che qualunque cosa farà, non dovrà attivamente preoccuparsi o prestarvi attenzione, dato che insieme a lui ci sarà la mamma a proteggerlo. In questo modo, il bambino svilupperà anche una forte disistima, dato che implicitamente si rischia di passargli il messaggio che, se la mamma si preoccupa per lui così intensamente, forse è perché lui non è capace di farcela da solo.

Inoltre, tale comportamento rischia di diventare estenuante per la mamma stessa, che spesso sacrifica la propria vita per stare accanto al bambino, fino ai casi più gravi, in cui ne viene influenzata anche la vita di coppia.
Ma come si spiega questo comportamento? In tutti i comportamenti che le mamme mettono in atto nel momento in cui il bambino esprime un’emozione, e in particolare un’emozione di tipo negativo, ci sono due componenti: il riconoscimento dell’emozione provata dal proprio figlio e il cosiddetto contenimento (la messa in atto di una serie di comportamenti per limitare il disagio del bambino, come parlargli, coccolarlo, eccetera).

Ed è proprio la parte del contenimento ad essere difficoltosa per le mamme ansiose, che non riescono a mettere un freno all’ansia, spesso perché sono esse stesse donne ansiose o preoccupate. Per combattere tale tendenza bisogna allenarsi a contrastare l’ansia, soffermandosi sul fatto che si è delle buone madri, perché si sta cercando di fare di tutto per far star bene il cucciolo.

È bene avere fiducia nelle capacità di adattamento e nelle risorse del proprio figlio: se un bambino sta male, comunque possiede delle buone abilità di far fronte alle difficoltà, e anche in caso di errore materno, il bambino saprà “cavarsela” da solo in modo adeguato, soprattutto se poi ad aiutare la mamma ci sarà il marito o i nonni. Infine, se l’ansia appare incontenibile e anche il bimbo mostra disagio, è bene chiedere aiuto ad uno psicologo dell’età infantile e della famiglia: farsi aiutare da un esperto permetterà alla mamma di sentirsi, prima di tutto, più sicura di sé, e quindi anche più sicura nelle cure e nell’accudimento del proprio bimbo.

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