Grazie all’ampliamento dell’accesso alle vaccinazioni, in ben 80 paesi del mondo la rosolia è diventata una malattia del passato. In Italia purtroppo non è così.

I casi sono sì in calo rispetto al 2017, ma nel 2018 se ne sono registrati ancora 20, un dato che ci vede terzi peggiori in Europa dopo i 50 casi in Germania e i 351 in Polonia. Nel nostro Paese la vaccinazione non è obbligatoria, ma facoltativa e va effettuata entro il primo anno di vita tramite il vaccino MPR per l’immunizzazione contemporanea contro morbillo, parotite e rosolia.

Pertanto, la resistenza all’utilizzo della vaccinazione anti-rosolia è indotta non solo dalle campagne antivax, come per il resto dei vaccini, ma anche dal timore di molti genitori a somministrare ai loro piccoli un vaccino trivalente contenente il tanto temuto vaccino antimorbillo, propagandato falsamente per anni come induttore di autismo.
Oggi anche i maschi vengono vaccinati, non tanto per una loro protezione individuale in quanto l’infezione non è in sé pericolosa, ma per diminuire la circolazione del virus e creare il cosiddetto effetto gregge, rendendo ancora più improbabile l’infezione delle donne non immuni in gravidanza.

La vaccinazione antirosolia, tranne in 26 Paesi, è stata introdotta in quasi tutto il mondo. Nonostante ciò, si stima che ogni anno circa 100.000 bambini nascono ancora con la sindrome da rosolia congenita o Triade di Gregg: cataratta fino alla cecità, cardiopatie e sordità per malformazione dell’organo del Corti che si viene a creare se l’infezione è contratta in gravidanza entro il quarto mese, ovvero fino alla 16esima settimana. Dalla 17ª settimana in poi il virus della rosolia induce solo una banale infezione senza provocare malformazioni.

La vaccinazione è fortemente raccomandata in donne non immuni prima di intraprendere una gravidanza o subito dopo il parto per proteggersi dall’infezione in caso di gravidanze successive. Un’importante raccomandazione per la donna gravida non immune è evitare il contatto con bambini in età scolare almeno fino alla 16ma settimana. Le insegnanti e le educatrici devono astenersi dal lavoro.

“L’unico modo per garantire protezione contro la rosolia è assicurarsi che tutti i bambini siano vaccinati contro di essa, insieme a sistemi di sorveglianza abbastanza forti da rilevare rapidamente i casi e rispondere per fermare la diffusione”, ha sottolineato Shalini Desai, autrice di un recente studio dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) e dei Centri statunitensi per il controllo e la prevenzione delle malattie (Cdc).

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