Il sole è amico dei bambini e i suoi effetti benefici sono molteplici.

A cura del dr. Porfirio Toscano

L’esposizione al sole migliora il tono dell’umore, stimolando la produzione di alcuni neurotrasmettitori; attiva la vitamina D, indispensabile per una corretta crescita delle ossa, per un sano sviluppo dei muscoli e per un corretto funzionamento del sistema immunitario; svolge un effetto curativo su alcune malattie cutanee, come ad esempio la dermatite atopica, che, con l’esposizione al sole delle vacanze estive, regredisce nel 90% dei casi.

Ma un’eccessiva dose di raggi solari può far male ed arrecare importanti danni.
Questi sono provocati soprattutto dalle scottature, che possono favorire, nell’età adulta, la comparsa di tumori cutanei: innanzitutto il melanoma, ma anche il basalioma e lo spinalioma. Il melanoma è il più aggressivo e temuto tumore della pelle, con un’incidenza più che raddoppiata negli ultimi 30 anni: in Italia sono oltre 100.000 le persone colpite e 10.000 i nuovi casi ogni anno.
L’esposizione ai raggi UV del sole e delle fonti artificiali è il principale fattore di rischio.
E’ ormai accertato che le ustioni solari sofferte durante l’infanzia aumentano notevolmente il rischio di sviluppare un tumore della pelle decenni dopo. Infatti, come ha dimostrato una recente ricerca dell’American Academy of Pediatrics, circa l’80% dei danni solari si verificano entro i primi 18 anni di età.

Va sottolineato che il semplice arrossamento della pelle è già espressione di un’ustione di primo grado. La comparsa di vescicole colme di siero chiaro caratterizza invece l’ustione di secondo grado.
Le ustioni solari, in particolare in età pediatrica e giovanile, rappresentano un fattore di rischio per il melanoma e determinano l’insorgenza di lentiggini e di nuovi nevi melanotici.
Le ustioni solari non rappresentano la sola conseguenza a un’esposizione eccessiva al sole. Con gli anni un’esposizione troppo prolungata ai raggi ultravioletti ed ustioni solari ripetute possono causare oltre ai tumori della pelle anche l’invecchiamento della pelle (il cosiddetto foto-invecchiamento) e l’insorgenza di cataratta (cioè un opacamento del cristallino dell’occhio) che può interferire con la visione.

Le 10 regole per la corretta esposizione dei bambini al sole

1) Esporre per poco tempo e con adeguata protezione
L’esposizione diretta al sole deve essere limitata nel tempo e ben protetta, è il grande imperativo da cui non si può prescindere.
2) Evitare le ore più assolate
ll bambino non deve stare al sole nelle ore centrali della giornata, cioè tra le 11 del mattino e le 16, oppure deve starci pochissimo e ben protetto.
3) Fino a un anno di età evitare l’esposizione diretta al sole
Prima dell’anno di vita, sia al mare che in montagna, il bambino non va esposto alla luce diretta del sole, se non poco dopo l’alba o all’imbrunire.
Quando inizia a camminare si può cominciare a farlo stare al sole, con tutti gli accorgimenti del caso.
4) L’esposizione diretta al sole deve essere graduale
La durata dell’esposizione deve essere progressiva. Si dovrebbe cominciare con 5- 10 minuti, per poi aumentare di 5-10 minuti ogni giorno.
Questi tempi possono essere superiori se la cute è ben protetta da un filtro solare efficace.
L’abbronzatura che via via si forma sulla pelle, a sua volta diventa una protezione durante le successive esposizioni.
5) Attenzione al fototipo
Evitare l’esposizione diretta al sole dei bambini che appartengono ai fototipi 1 e 2, cioè con capelli rossi o biondo chiaro e pelle lattea.
I fototipi 1 e 2 non possono, infatti, mai ottenere un’abbronzatura davvero protettiva. Essi, quindi, non vanno mai esposti direttamente al sole e devono indossare la maglietta anche durante il bagno in mare.
6) Utilizzare sempre le creme solari
Fino a quando la pelle non si è scurita, e soprattutto nei primi giorni di esposizione, è consigliabile una protezione molto alta (50+), dopodiché si può passare a una alta o media.
La dicitura “protezione totale” è ingannevole, perché di fatto nessun prodotto può offrire una simile sicurezza. L’applicazione va fatta poco prima di esporre il bambino al sole e non solo nelle zone che si vogliono proteggere.
E’ opportuno fare attenzione a spalmare il prodotto uniformemente su tutta la cute
7) Rinnovare più volte l’applicazione.
L’effetto protettivo di una crema solare si protrae mediamente per due ore, passate le quali si deve ripetere l’applicazione.  Per mantenere costantemente la protezione iniziale, i prodotti solari devono essere riapplicati con frequenza, soprattutto dopo aver nuotato, essersi bagnati o asciugati. L’applicazione va comunque ripetuta dopo il bagno.
E’prudente mettere la crema anche se il bambino sta sotto l’ombrellone.
L’applicazione del solare non deve autorizzare a prolungare i tempi di esposizione diretta al sole né a ignorare la necessità di esporre il bambino gradualmente.
8) Coprire il bambino
E’ importante usare le creme con filtri solari per integrare, ma non per sostituire, i metodi fisici di protezione dalle radiazioni, che vanno sempre utilizzati, e sono rappresentati da occhiali da sole con filtri UV 100%, cappellino a falde larghe che protegga testa (palpebre, naso, labbra e nuca) e spalle, e maglie di cotone, di colore scuro e a trama fitta.
9) Anche con le nuvole
Attenzione alle giornate nuvolose, perché i raggi ultravioletti (soprattutto UVB) filtrano per l’80% anche attraverso le nuvole ed è vero che abbronzano poco, ma è più facile che provochino scottature. Inoltre, è bene tenere presente che l’acqua, la sabbia, la neve e il cemento riflettono fino all’85% della luce solare e che i raggi ultravioletti penetrano nell’ acqua ad una profondità di 60 cm.
10) Non solo in vacanza
I bambini vanno protetti non solo durante le vacanze, al mare o in montagna, ma anche durante le normali attività estive all’aria aperta (sport, ma anche semplici passeggiate).
E’ importante sapere, inoltre, che i prodotti solari garantiscono la loro completa efficacia soltanto se utilizzati in quantità sufficienti.
Per la protezione di tutto il corpo di un adulto di corporatura media, è necessario applicare almeno 35 grammi di prodotto, che corrispondono approssimativamente alla quantità contenuta in sei cucchiaini da te.
Generalmente ne viene applicata solo la metà, pertanto anche la protezione solare risulta ridotta.
L’applicazione di una crema solare non consente l’esposizione permanente al sole, e i tempi di esposizione rimangono invariati.
Tra chi ha usato filtri solari e chi invece no, cambiano solo gli effetti collaterali, come appunto la comparsa di eritema solare. Il fattore di protezione solare (FPS o dall’inglese SPF-“Sun Protection Fa
ctor”) descrive l’”efficacia” di un prodotto nel proteggere dalle “scottature solari”; esso deve essere inversamente proporzionale al fototipo: tanto più la pelle è chiara, e quindi sensibile ai raggi solari, tanto maggiore deve essere l’SPF.
Attenzione alla data di scadenza che si trova sulla confezione e alle condizioni di conservazione del prodotto che, se non osservate, potrebbero degradarlo prima della scadenza, alterandone la fotostabilità.
Generalmente le creme solari sono efficaci per 12 mesi dall’apertura, se conservate in modo ottimale; ma, considerando che vengono lasciate aperte nella sabbia e sotto il sole, potrebbero anche durare meno.
Non è quindi consigliabile utilizzare la crema solare dell’estate precedente.
Tenere presente, infine, che l’uso delle lampade solari è vietato ai minori di diciotto anni e quindi anche agli adolescenti (Decreto 12 maggio 2011, n.110).

 

Le attenzioni in più per i neonati

La pelle dei bebè è più sottile di quella degli adulti, ha poche difese e produce meno melanina.
Per questo i bebè vanno sempre tenuti sotto l’ombrellone e bisogna proteggerli con una crema solare perché sono comunque esposti al riflesso del sole.
I pediatri in genere consigliano prodotti a base di filtri fisici, come l’ossido di zinco perché bloccano quasi del tutto i raggi Uv e riducono il rischio di allergie.
Dall’anno di vita in poi, le creme solari dovrebbero avere un fattore di protezione mai inferiore a 30, anche per i bambini con la pelle scura.
Inoltre la crema deve contenere dei filtri sia contro i raggi UvB che causano scottature e eritemi, sia contro gli UVA, che sono meno violenti ma penetranti.
E’ bene proteggere la zona intorno agli occhi, palpebre, orecchie, naso e labbra, meglio se con uno stick a schermo molto alto.

Non dimenticate che:

Nell’acqua: penetra dal 40 al 90% dei raggi ultravioletti. Se il piccolo è un pesciolino usare le creme resistenti all’acqua.
All’ombra: sotto l’ombrellone penetra circa il 50% dei raggi UV. Nelle giornate nuvolose fino all’80%.
Gli occhi vanno protetti: i raggi del sole penetrano fino alla retina e possono provocare danni in futuro. Occorre abituare i bambini a portare gli occhiali da sole. In alta montagna: la rarefazione dell’aria rende i raggi del sole ancora più pericolosi.
Alcuni farmaci associati al sole possono avere effetti collaterali.
Attenzione alle giornate nuvolose perché i raggi ultravioletti (soprattutto UV-B) filtrano anche attraverso le nuvole e non solo abbronzano poco, ma è più facile che provochino scottature.
I bambini non devono stare fermi al sole. Se si muovono, l’angolo delle radiazioni cambia continuamente in rapporto alla pelle e si allontana il rischio delle scottature. Inoltre bisogna far bere spesso i bambini e alla fine della giornata è importante reidratare la pelle con un doposole.

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